Intervista a Giuseppe Ciaceri

Intervista a Giuseppe Ciaceri

Ho sentito l’esigenza di fare un’intervista a Giuseppe Ciaceri in occasione dei suoi 95 anni, compiuti il 9 gennaio scorso, perché è la pietra miliare della nostra Associazione e tutti noi siamo molto affezionati a questo autentico “signore gentiluomo” – uno dei pochi rimasti -, a questo poeta che scriveva una poesia per ogni evento AICT e che ha trascorso tutta la sua vita lavorativa nel mondo degli Alberghi.

Chi è Giuseppe Ciaceri?

Presidente onorario e uno dei soci fondatori dell’Associazione Internazionale dei Cavalieri del Turismo, famoso albergatore romano, ultimo di quattro generazioni di albergatori. A metà dell’800 i suoi bisnonni Hassler vennero a Roma dalla Svizzera.

Berta, una delle loro figlie, sposò Francesco Nistelwek, direttore dell’Hotel de Russie, e insieme fondarono l’Hotel Eden. Questi erano i nonni di Giuseppe Ciaceri, nato dall’unione di Berta Nistelwek con il Prof. Ciaceri, libero docente in oculistica. Giuseppe, il fratello Francesco e la madre Elena amministrarono e condussero l’Hotel Eden, tenendo sempre presente di accogliere l’ospite con quel calore misurato, come ogni turista desidera essere ricevuto.

Che cosa ha spinto Giuseppe Ciaceri ad essere uno dei soci fondatori dell’AICT? Quale uomo di turismo, quale albergatore esperto ha sentito il desiderio di dare il proprio apporto di conoscenze ad un settore che stava cambiando?

Che cosa mi ha spinto? La quotidiana ricerca della qualità, che è sempre insidiata dalla quantità. E questo bisogno da un lato e la persona dall’altro, che questa dote aveva e coltivava, mi ha fatto “trovare” il nostro amico Michele Pandolfo, ideatore e fondatore dell’Associazione.

In quasi tutte le attività umane c’è nel quotidiano questo inevitabile contrasto tra il desiderio di dare un aspetto meno materiale a quanto si fa o si vuol far bene e la ricerca dell’utile immediato, spesso necessario.

Quindi ad uno tende la filosofia e l’aspirazione degli idealisti, all’altro invece il grosso dell’umanità con mille motivi quotidiani spesso inevitabili.

Queste riflessioni mi hanno spinto a cogliere l’invito di Michele Pandolfo – allora presidente dell’ENIT – a far parte dei soci fondatori dell’AICT.

Cambiamo argomento: ci può parlare della sua formazione personale?

La mia formazione professionale e umana, è spontanea e naturale. Infatti sono vissuto giornalmente a contatto con i problemi dell’attività della nostra Famiglia, l’Albergo, ho molto viaggiato e molto osservato, vivendo e lavorando.

Ho preso il diploma al liceo classico e poi mi sono laureato in legge, senza esercitare la professione di avvocato. In seguito ho frequentato la scuola alberghiera di Vieux Bois in Svizzera, a Ginevra; poi ho effettuato tre stages semestrali in Germania, Francia ed Inghilterra. Sono stato Commis de rang in Sala, Segretario e addetto alla Réception all’Atlantic ad Amburgo, cassiere al Ristorante del “Royal Monceau” di Parigi ed infine a Londra al “Green Park” di Half Moon Street ed al “Washinton”, come addetto al ricevimento, amministrazione e informazioni, alternando Sala e Réception e, comunque spesso, nei weekend alla Réception o in Sala degli alberghi della Compagnia per quale lavoravo.

Guardavo, apprendevo, criticavo dentro di me quanto era utile alla professione, sia nel settore dei “clienti” che nel modo di agire dei miei colleghi al lavoro, ritendendolo bagaglio indispensabile per i futuri rapporti con entrambe le facce dell’attività alberghiera, clienti e Staff.

Sono infine tornato a Roma e ho lavorato per quattro anni come capo del personale all’Hotel Eden. Questa è stata un’esperienza molto utile perché mi ha insegnato a conoscere direttamente le persone e perciò questa pratica la consiglio caldamente a quanti desiderano intraprendere l’attività dirigenziale di un Hotel.

La posizione nel tranquillo quartiere Ludovisi e la sua solida ottocentesca architettura esigevano rapporti mondani e di cultura a buon livello per far sentire quel tipo di ospite a suo agio. Infatti l’Hotel Eden è sempre stato un posto tranquillo, discreto, con una tendenza un po’ all’antica, dove si poteva trovare rifugio. Per esempio abbiamo avuto come ospite per circa 10 anni nelle stessa camere, la 301 e la 302, al terzo piano e possibilmente servito sempre dallo stesso personale, il grande Enrico Mattei, con reciproca soddisfazione e stima. Lo abbiamo protetto in tutti i sensi. Il buon cliente sente e necessita del buon Albergatore, all’”Eden”, cercavamo di esserlo per tradizione da tre generazioni.

Cosa è cambiato nel settore alberghiero?

Rispetto alla nostra concezione di Hotel molto. Nel settore alberghiero, come per quasi tutte le attività con forte presenza diretta dall’uomo, il progresso in tutti i suoi settori procede regolarmente sia dal punto di vista tecnico, sia da quello umano; si dà e si riceve tra i lavoratori e i clienti cercando, per quanto possibile, di offrire all’ospite quanto egli richiede. Ci si evolve lentamente però, ci si adegua e si progredisce.

Che importanza ha secondo le la formazione culturale nel campo turistico?

Come ho detto il progresso ha portato a forti cambiamenti, ma su queste modificazioni naturali, lente, inevitabili, si può lavorare con il cuore e soprattutto con la cultura. Purtroppo, però, quanto a cultura, lo sforzo non è da tutti sostenibile. Vincoli legali, geografici, politici, sindacali e concorrenziali esigono sacrifici e tagli inevitabili che pesano più sull’imprenditore che sul cliente. Il Dirigente d’Albergo deve avere una preparazione economica-finanziaria e politica eccellente affinché le decisioni sul futuro dell’Albergo siano utili e produttive. La formazione in campo turistico si è quindi notevolmente estesa rispetto a quella che poteva avere l’albergatore medio e conservatore. Nemmeno una buona scuola alberghiera può coprire questi nuovi settori.

Il Covid-19 ha praticamente azzerato il turismo nel nostro Paese e nel resto del mondo. Come sarà secondo lei il turismo dopo-Covid?

In quest’ultimo anno, il 2020, tutto è stato sopraffatto e ridotto dalla crisi del Covid e specialmente nel turismo, in ogni suo settore, le perdite economiche sono incalcolabili e purtroppo non potranno essere subito o presto recuperabili. Ma certamente, per quanto ci riguarda, supereremo questa fase tornando ai vecchi bilanci attraverso nuove iniziative in tutte le attività del settore e grazie a vari fattori positivi: la genialità, l’inventiva, il buon cuore e la buona volontà degli uomini e delle donne italiani, le bellezze naturali e atmosferiche dello Stivale mediterraneo, la bella Italia con le sue coste, i monti, il cibo, la cultura e l’arte.

Certamente!

di Mariacarla Menaglia

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